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Labié 2019

26,60 €
Tasse incluse

 “Tipicità e modernità”

75% Petit Rouge, 20% Fumin, 5% Vien de Nus

Obiettivo: Secondo antichi proverbi “Labié” equivale a dire “borbottoni”, per me un’accezione positiva che rappresenta l’ostinata

Centilitri
  • Grado Alcolico: 13,00 %
  • Annata: 2014
  • Vitigni e percentuali: 75% Petit Rouge, 20% Fumin, 5% Vien de Nus
  • Bottiglie prodotte annue: 1.400 (0,75 lt) 800 (0,50 lt)
  • Denominazione di origine: VdA Torrette Supe?rieur
  • Vinificazione: Legno Tino Troncoconico
  • Maturazione in legno: 12 mesi
  • Affinamento in bottiglia: 2 mese
  • Prima Annata prodotta 2014

 

Il nostro Torrette Supérieur

L’idea di partenza era quella di fare un Vallée d’Aoste Rouge generico. Ripensandoci, il desiderio è sempre stato più complesso. Un Torrette normale non ci avrebbe soddisfatto, ce ne sono tanti, tutti con caratteristiche molto diverse anche se praticamente vanno a soddisfare in egual modo una richiesta di mercato dei gusti valdostani. Personalmente con “gusti valdostani” intendo quel carattere fresco e leggermente spigoloso che hanno i vini di montagna, se facessi un Torrette lo vorrei fare così, e il rischio era quello di perderlo tra le varie espressioni dei Torrette moderni. Quella tipologia di vino è già presente nella nostra gamma prodotti, il Gargantua Rouge (link), il vino della famiglia e della tradizione. La scelta travagliata va a finalizzarsi su un Torrette Superieur: “valdostanità” attraverso la moderna concezione gustativa del vino, questa è l’idea.

Cosa cambia da un classico Torrette? Il legno, l’interferenza di una maturazione più delicata, più complessa, diversa dalla classica (a nostro avviso!) vinificazione in acciaio. Buona parte dei produttori che scelgono l’invecchiamento in legno optano per la “barrique”, strumento interessante, concerne un certo stile, nobiltà. Incide molto però, è gentilmente invadente. In questo caso, appunto, l’obiettivo è quello di elevare la “valdostanità” di un prodotto semplice ma non andando a coprirla con la barrique. In seguito alla fermentazione e successiva macerazione in acciaio, periodo che dura una ventina di giorni in totale, abbiamo lasciato affinare il vino per 12 mesi all’interno di un tino tronco conico da 1500 lt con spesse doghe di rovere provenienti dalle più famose foreste del mondo. Rispetto ad una “barrique” incide molto meno, il rapporto liquido/legno è di gran lunga superiore rispetto alle piccole botti barricate.

Nota: il 2014 è stata un’annata molto piovosa, soprattutto nel periodo di settembre ed ottobre. C’era il rischio di “slavare” il prodotto. Permetteteci il termine, ora raccontiamo il dettaglio: se piove tanto, il terreno assorbe tanti liquidi, la pianta, golosa, ne attinge a più non posso. Semplificando, più acqua è presente nello strato sottostante alla pianta e più questa ne assorbe. Questo comporta degli acini ricolmi d’acqua, da qui il termine “slavare” il prodotto. Per ovviare a questo disagio ho utilizzato una tecnica non usuale: due settimane prima della vendemmia ho tagliato alla base il 50% dei tralci. Quest’accorgimento fa si che il grappolo del tralcio tagliato non assorba l’acqua in eccesso presente nel terreno. Per due settimane, quindi, il 50% dei grappoli ha subito una sorta di leggero appassimento. “L’incicciamento” di acqua nell’acino non va bene, soprattutto se a ridosso della vendemmia, in condizioni meteo normali, questo accorgimento non verrebbe utilizzato.

Tenete conto che per un prodotto di questo livello ci atteniamo maniacalmente aella regola “un grappolo per tralcio”. Piuttosto dimezziamo la produzione ma avremo una maturazione omogenea, completa, sia a livello tannico che alcolico; il secondo grappolo è spesso più “indietro” di maturazione, soprattutto nel Petit Rouge.

Il nostro Torrette Superieur, un valdostano moderno. La Doc Torrette, prevede il 75% di Petit Rouge ed il restante sono vitigni autoctoni valdostani misti ed alcuni internazionali ammessi dalla DOC come Pinot Noir o altri. Stiamo parlando, comunque, di vigneti vecchi, storici della zona di Gressan. Vigneti recuperati negli ultimi anni, fatti rendere al massimo delle loro possibilità qualitative.Labié.

“Placer les lauses sur un toit.”

“Te Labie pa amodo, te féi de meurdzere”

La prima frase è la traduzione dal “patois” al francese del significato letterale del termine “Labié”: mettere le lose su un tetto. “Labie” è il termine che si usa per definire la losa, “Labié” il verbo. La seconda è direttamente in dialetto, indica l’azione di qualcuno quando posiziona una losa sopra l’altra senza seguire una tecnica precisa.

“Labié”, però, è associato anche ad uno stato emotivo. Gli abitanti di Gressan, in passato, venivano apostrofati proprio con suddetto termine. Il termine “Labié” ha una seconda connotazione nel dialetto franco provenzale, gli si attribuisce il sinonimo di “borbottone”. Labié=Borbottone. Per “borbottone” non si prevede un’accezione negativa, maligna, si intende quella lamentela continua di chi cerca sempre di ottenere di più, il massimo non si raggiunge mai quindi c’è sempre qualcosa che non va, qualcosa che ci fa storcere il naso, qualcosa che ci fa, appunto, borbottare tra i denti. L’abitante di Gressan veniva “additato” in questo modo, giustificato o meno noi ci ritroviamo in pieno il carattere di Nonno Pierino prima e di Laurent ora. E allora, ci siamo detti…perché no?

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